lunedì 23 marzo 2015

I DIECI CORPI



  Occhi spalancati.
  Bocca serrata.
In apnea. Senza rendermene conto.
  Cristo non riesco a dormire.
  «Perché non ci conti a noi!», dice la pecorella.
  «Ma sì che vi conto, solo che a me contare fa uno strano effetto. Cioè, l’ultima volta con voialtre sono arrivato a 21503 bestie. E poi ci si sono messi pure i cani. E le pecore nere. E il contadino. E la moglie del contadino».
  «Contare», mi fa la pecora nera, «è sempre stato un problema per te».
  «C’ha ragione Elia. Tu conti troppo», annuisce Ganesh. «Sei paranoico, te lo diciamo per il tuo bene».
  «E per il nostro», gli fa eco Grande Puffo.
  «Su su, lasciate intervenire me che ho studiato e ho la laurea», dice Leon Festinger.
  «Ma guarda chi c’è! Salve signor Festinger», saluta Sigmund Freud, «ho dato un’occhiata alla sua teoria del Confronto sociale e beh, me lo lasci dire, non credo di essere molto d’accordo con lei».
  «Aspetti, mio buon amico», interviene Carl Gustav Jung, «solo perché cazzo fica culo non ricorrono continuamente non vuol dire che…»
  «Il povero drugo attende…»
  «E infatti lasciatemi parlare. Il nostro Elia è da sempre affetto da una sottile forma di paranoia che si manifesta con i numeri. Elia conta in continuazione: conta per tre volte che le manopole del gas siano ben girate, che la luce sia spenta, che il frigorifero sia chiuso, che le persiane siano abbassate, che le prese siano scollegate e che i rubinetti rimangano a dir poco sigillati. Lo fa, gentili ospiti, perché non può farne a meno. Semplicemente, entra in paranoia. Ultimamente poi applica la teoria del tre (perché è il tre l’elemento dominante nei suoi conteggi) anche all’esterno. Ma cosa ben più grave è che, proprio in queste ultime settimane, ha cominciato a contare i propri passi e a guardarsi sempre le spalle, come fosse seguito. Se per un caso qualunque smette deve tornare indietro e ripercorrere la strada che ha già percorso. Se doveste vedere un ragazzo a testa bassa che guarda a terra (i suoi piedi nello specifico) bene, quello è il nostro Elia. Il suo conteggio è causa di ritardi (al lavoro, con gli amici) e di non poche arrabbiature. Capirete bene quindi che, per una persona come lui, dormire risulta quantomeno difficile».
  «Eh… ma come aiutarlo?»
  «Sediamoci ad un tavolo amici».
  «Alla Batcaverna!», urla Batman.
  «No, nel cervello di Elia».
IL CERVELLO DI ELIA
  Molti pensano che il cervello umano sia un ammasso di neuroni, sangue e strane cose viscide. La scienza…
  «Ed io!», urla Piero Angela indispettito.
…e Piero Angela, ce l’hanno sempre spiegato così e noi profani ci abbiamo sempre creduto. Tutte le robe dell’anima e le cose soprannaturali appaiono, oggi più che mai, superflue o quanto meno fuori moda.
  «Che tristezza», sospira La Voce di Dio.
Bene, non è così. Cioè, non c’abbiamo capito un cazzo. Il cervello di Elia (il mio) è un grande stanzone vuoto con un tavolo tondo al centro (pure lo stanzone è tondo). Ci sono tutte finestre grandi, molto grandi, e dalle finestre si vede quel che vedono gli occhi di Elia (i miei). C’è pure un immenso joypad mezzo scarico che troneggia beato su un comodino di cartapesta. Nello stanzone ci vivono una serie di personaggi poco raccomandabili che credo rappresentino il mio Io (cioè quello di Elia). Pure ora mentre vi scrivo, vedete? Sono affetto da tipo uno sdoppiamento della personalità. Questi personaggi poco raccomandabili vivono dentro di me e mi consigliano cosa fare, compreso: quando mettersi le dita nel naso, se andare o no a mangiare la pizza, quando bere l’acqua del rubinetto nonostante i calcoli renali, come comportarsi in caso di conoscenza di una ragazza. Ogni volta che devo fare qualcosa dentro la capoccia di Elia (la mia) si svolge una vera e propria assemblea (a questo serve il grande tavolo tondo). Alle volte, durante la riunione, si aggiungono così tante entità da farmi scoppiare il cranio.
  «In poche parole», dice Ganesh, «noi comandiamo ed Elia esegue. Fine dei giochi.»
Credo vivano tutti da me, però le casette loro mica le ho mai viste.
  «Perché sei un pulciaro, e giusto ‘na stanza ci hai ricavato».
Ma torniamo a noi.
  «E andiamo a vedere oggi quali piacevoli sorprese ci riserverà l’assemblea…», sorride Piero Angela.
  L’aria è satura di fumo, il tavolo è pieno di cartacce, appunti e bocce di birra vuote. Attorno al tavolo, per oggi, sono seduti: Ganesh, il Criceto, Leon Festinger, Grande Puffo, Carl Gustav Jung, Sigmund Freud e Batman.
BATMAN: La situazione è grave.
LEON FESTINGER: Il ragazzo non dorme più.
CARL GUSTAV JUNG: Se muore…
SIGMUND FREUD: …Siamo tutti spacciati.
IL CRICETO (rotolando): ǝuoıznןos ɐun ǝɹɐʌoɹʇ oɯɐıqqop.
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Scusate il ritardo, tre ore per trovare un supermercato aperto.
GRANDE PUFFO: Macchecazzo. T’avevo detto prendi il vino buono, non quello scrauso da un euro!
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Ti ignoro Grande Puffo, ti ignoro. E poi chi l’ha detto che toccava a me andare a comprare i beveraggi?
GRANDE PUFFO: Tocca sempre a te. Sei lo sfigato della comitiva.
SIGMUND FREUD: Ordine ordine. Torniamo a noi…
MASTRO LINDO: Salve! Vi ho sentito parlare! Che ne dite di una bella pulitina?
BATMAN: Dici che è zozzo?
GRANDE PUFFO: Evabbè, passa ‘sta boccia.
BATMAN: Io non lo sopporto lo sporco!
MASTRO LINDO: Grazie a me lo sporco più ostinato sarà solo un ricordo!
GANESH: Ho trovato! Chiederemo a Simone… lui sa.
  Apro gli occhi e mi trascino in camera di Simone. Ronfa lo stronzo.
  «Aho», lo strattono, «sono le otto, devi alzarti. Devi andare a lavorare».
Il coinquilino spalanca gli occhi (per chi non lo sapesse: Simone è stato licenziato parecchi mesi fa e ormai vive di stenti, trascinandosi senza tregua alla ricerca di un lavoro). «Lavoro?», sussurra già in piedi.
  «Ci sei cascato coglione…»
  «Smettila immediatamente Elia! Il rischio è che il tuo amico non ti aiuti nell’ardua impresa! Vuoi per caso finire come quello del film? Magro da far schifo e con gli occhi a palla? Pieno di allucinazioni dalla mattina alla sera? Con i mostri che ti magnano il cervello? In preda alle psicosi più assurde? Vuoi essere rinchiuso in un manicomio criminale assieme agli stupratori, ai serial killer e ai venditori di sigarette elettroniche?», mi fa Ganesh.
  «Giammai. È che non riesco a confidarmi.»
  «È una cosa di voi maschi», mi spiega Xena, la principessa guerriera, «con gli amici non vi lasciate mai andare, tutto il giorno a parlare di calcio e motori, manco più di donne parlate».
  «Ma a me il calcio non piace e manco le macchine. Vado in bicicletta io».
  «Noi ragazze sappiamo confidarci, ascolta la tua parte femminile (da me magistralmente interpretata), lasciati andare… sfogati… sii te stesso, apri il tuo cuore…»
  «Senti Simone. Te lo dirò tutto d’un fiato perché non ce la faccio più:
 stomalecazzosonogiornichenondormoestodiventandoparanoicomanonpocoehc’hoproprioleparanoieassurde
 tipochecontotuttotrevolteemivoltosempreindietroaguardareilvuototumideviaiutarechéquasbrocco».
Simone, il mio Simone, si alza in piedi, alto come solo i salvatori possono essere, gonfia il petto e protrae il mento in avanti, in un’espressione di gloria gloriosa. È il mio migliore amico. E mi salverà.
  «Elia…»
  «Eh?», rispondo pendendo dalle sue labbra, gli occhi a cuoricino.
  «Non c’ho capito niente di quel che hai detto. Però mi sembra che stai bene ultimamente. Ti vedo attivo, a tremila. Sono contento per te. Cioè, hai una bella cera».
  «Togli la cera! Togli la cera!», urla il maestro Miyagi di Karate Kid.
  «Dai, ormai mi hai svegliato. Vado a far yoga ché oggi c’è pure la mia insegnante preferita».
Pensiero: yoga.
Formula: seguire Simone.
Azione: spalancare la bocca.
YOGI BHAJAN: Con lo yoga, con il mio yoga. Dormirà.
BATMAN: E tu chi sei?
GANESH: Come chi è? Ignorante! Prego maestro, si accomodi nella nostra umida, cioè, umile dimora. Si sieda, senza far complimenti. Vuole qualcosa? Un succo di frutta, un’aranciata senza zucchero, una carota biologica?
YOGI BHAJAN (nella posizione del loto): Disciplina.
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Aho, ma come fa a mettere le gambe così?
GRANDE PUFFO: E’ la posizione del loto scemo, c’è pure scritto tra le parentesi tonde. È un maestro questo, mica cazzi.
YOGI BHAJAN: Al vostro amico quel che manca è la disciplina. Guardatelo, fa quasi impressione. Ne ho conosciuti tanti di ragazzi come lui, sono vissuto nei favolosi anni settanta io…
JIM MORRISON: Ci siamo pure conosciuti!
YOGI BHAJAN: Lo yoga può aiutarlo. Fui io a portare la Kundalini in occidente.
SIGMUND FREUD: Ohhh
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Che poi che è ‘sta Kundalini?
GANESH: Stolto! La Kundalini è una dea! Indica quell’aspetto del Śakti presente nel corpo umano, l’energia divina che risiede addormentata attorno alla colonna vertebrale! Il sacro serpente!
YOGI BHAJAN: Colei che non ha coscienza.
GRANDE PUFFO: E tu puoi svegliarla?
YOGI BHAJAN: Non io. Elia può farlo. Scuotendola.
  «Dì un po’ Simone. Non è che posso venire con te?»

  La stanza è grande e spaziosa. Le pareti sono dipinte di un verde tenue, sottile, rilassante; non ci sono quadri, giusto la foto di Yogi Bhajan e il disegno di un tizio con i chakra aperti. A terra dodici tappetini sono posati con cura. C’è silenzio, solo il suono della musica, un suono lento, profondo, ipnotico. Sui tappetini sono sedute delle persone, uomini e donne, di tutte le età. Quando arriviamo salutano Simone con calore, come fosse il miglior amico di tutti.
  «Oh oh», dico.
  «Che c’è?»
  «Non vedi Ganesh?»
  «Non mi far fare figuracce cazzo. È l’ambiente mio questo».
  «Sono tutti vestiti di bianco e c’hanno dei turbanti in testa».
  «Effettivamente».
  «Dici che il mio completo (felpa e pantaloni) decathlon nero a strisce viola e verdi acetato non si intona? Cioè, nel contesto…
  «Chiedi al tuo coinquilino perché non t’ha detto niente! Sbrigati!»
  «Ohi Simo, scusa un attimo. Ma perché so’ tutti vestiti di bianco?»
  «Effetto rilassante sul sistema nervoso, analfabeta».
  «Cazzo…»
  «Non dire parolacce».
  «Perché non me l’hai detto?»
  «L’ho dimenticato. D’altra parte tu mi hai buttato giù dal letto senza un apparente motivo. Ora siediti Elia, lasciati i pensieri alle spalle. Sta arrivando l’insegnante. Sat nam».
Mi siedo, cercando di incrociare le gambe. Cristo se sono bloccato. Ecco, prendi quella, c’avrà settant’anni e guarda come sta.
  «Non puoi essere da meno Elia! Sforzati!»
  «Hai ragione Ganesh! Ci riuscirò!»
Afferro il piede destro tra le mani e lo metto sul ginocchio sinistro.
  «Ci sta uccidendo!», urlano le ossa. «Resistete compagni! Fino alla morte!»
Premo forte cercando di assumere una posizione rilassata. Ma come fanno?
  Tutti hanno un’espressione estasiata in volto, qualcuno si rotola, qualcun altro si piega in due, in preghiera.
  Cerco di immedesimarmi.
Chiudo gli occhi, sentendo le gambe che partono via. Le rimetto in ordine.
  «Bravo Elia, non mollare», mi dice Ganesh.
  «Non mollo non mollo, tranquillo che non mollo. Oh, sono venuto qua per rilassarmi».
  Improvvisamente cala il silenzio. È un silenzio strano, sovraumano, tranquillizzante. E dal silenzio esce lei: una donna vestita totalmente di bianco, scalza e grassottella. Sembra danzare nell’aria, come se i piedi non toccassero terra. «Sat nam», mi saluta guardandomi. Annuisco. La donna si posiziona davanti a tutti e comincia a strofinare le mani chiudendo gli occhi.
  Rimango immobile.
Che fare?
  «L’hai appena detto! Stanno tutti ad occhi chiusi e si strofinano le mani, fallo pure tu no?!?», urla Ganesh.
Chiudo gli occhi, strofino le mani, poi unisco i palmi.
  «Concentratevi sul terzo occhio».
  «Testa d’elefante, dov’è ‘sto terzo occhio?»
  «Nella fronte! Ti prego Elia, ci osservano! Mi stai mettendo in imbarazzo».
  «Ong namo guru dev namo. Tratteniamo.»
Apro gli occhi. Sono una macchia nera in mezzo ad un mondo di bianchi. Capiranno subito che sono un sacrilego! Verrò tacciato di blasfemia e morirò sul rogo! Cerco di mantenere la posizione, le ossa scricchiolano.
  «Ooooooonnnnng namoooooooooooo guru deeeev namoooooooooooooo», cantano.
  «Provaci Elia! Concentrati! Diventa anche tu uno yogi!»
  «Lo farò testa d’elefante!»
Premo i palmi ancora più forte e vado, urlando: «OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOONNNNNNNNNNNNNNGGGGGGGGGGGGGGGGGGG NNNNNNNNNAMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO GURU DEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEV NAMOOOOOOOOOO».
Si voltano.
  «Ops. Scusate.»
  «Non importa», mi rassicura l’insegnate. «Annulla i pensieri e segui quel che dico. Qui nessuno ti giudica. Vedrai, ti piacerà. Ora cominciamo…»
  «Ecco, figura dimmerda», mi fa Ganesh.
  «Bene, oggi ripeteremo la tecnica che viene chiamata ‘Dei dieci corpi’…»
  «La so la so!», gioisce Grande Puffo.
  «E come fai?»
  «Oh, sono un mago io eh. Qualcosa ci capisco pure. Allora, i dieci corpi sono: l’anima, la mente negativa, la mente positiva, la mente neutra, il corpo fisico, la linea d’arco, l’aura, il corpo pranico, il corpo sottile e il corpo radiante. Non ve l’aspettavate eh? Elia, immagina i diversi corpi come degli strati di vestiti, tipo maglietta, camicia, felpa e giacca. Il corpo fisico è il cappotto che indossi sempre, tutta la vita insomma. Lo puoi vedere no? Sta lì. Lo tocchi e lo senti. Però amico mio, tu hai altri corpi che sono altrettanto reali, solo che è più difficile scoprirli. Ogni persona è composta da dieci corpi; il corpo fisico, tre corpi mentali e sei energetici. L’undicesima incarnazione, con tutti i dieci corpi sotto la tua guida, produce un puro stato di coscienza, quando si ha la capacità di vedere tutti gli eventi come il Gioco di Dio e si riconosce Dio in ogni cosa. Mica cazzi».
  «Se comprendi che tu sei dieci corpi e sei consapevole di quei dieci corpi e li tieni in equilibrio, l’universo intero sarà in equilibrio con te», mi spiega Yogi Bhajan.
  «E tu da dove spunti?»
  «Lascia stare Elia, lui è il Maestro, con la ‘M’ maiuscola», mi risponde Ganesh.
  «Ora stendetevi a terra».
Eseguo.
  «Annullate i pensieri».
Ma come faccio? Provo a concentrarmi sul terzo occhio. “Sat nam”, ripeto mentalmente. Annulla annulla annulla.
  «Scusi», dice Pensiero, «è permesso?»
È come se il cervello fosse un moto continuo di pensieri interconnessi. Il blocco totale è quantomeno difficile. Provateci da casa. Arrivano comunque. Per quanto uno si possa concentrare un pensierino bussa sempre alla porta. Se poi c’è il silenzio è ancora peggio. Viviamo in un mondo dove non ci fermiamo mai. Non ci prendiamo cinque minuti. Stare da soli, con noi stessi, ci fa paura. Ecco quindi, mentre faccio la mia prima lezione di yoga, che milioni di pensieri giungono spietati: la spesa, il lavoro, i croccantini per il gatto dei miei, la borraccia d’acqua mezza vuota, l’ascella che suda, il Racconto del Martedì che non ho scritto, il sonno, le ansie. Non so non pensare. È terribile.
  «Sollevate i piedi e la testa di quindici centimetri da terra. Mantenete la concentrazione sulla punta dei piedi e praticate il respiro di fuoco».
  «E che è il respiro di fuoco? Tipo ‘na cosa tra draghi?»
Dai Mondi Sommersi apparve il grande mostro infuocato, ogni suo respiro bruciava interi villaggi…
  «Il respiro di fuoco», mi spiega Ganesh, «è una tecnica pranayama in cui si respira velocemente, ritmicamente e continuamente attraverso le narici con uguale enfasi sull’inspirazione e sull’espirazione. Nel kundalini la respirazione è molto importante.
Okay. Vada per il respiro di fuoco. Alzo piedi e testa di qualche centimetro e comincio.
  Inspira espira inspira espira inspira espira cazzo che fatica inspira espira inspira espira i piedi pesano inspira espira inspira espira.
  Crollo. Spalanco gli occhi. ‘Sti settantenni che fanno ancora tutto mi mandano in bestia.
  «Ricordate, non c’è competizione», dice l’insegnante come se mi avesse letto nel pensiero. «Adesso avvicinate le ginocchia al petto e abbracciatele con forza. Anche qui praticate il respiro di fuoco».
  Comincia a girarmi la testa.
  «Certo, stai andando in iperventilazione», mi dice Sigmund Freud.
  «Macché iperventilazione! Questa è la Kundalini!»
Attorno al tavolo nel cervello qualcosa si muove.
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Ehi, ma che è, tipo un terremoto?
GRANDE PUFFO: Affacciati un po’, vedi qualcosa? Cioè, da lì giù?
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: No no, tutto nero.
GRANDE PUFFO: Stiamo tranquilli?
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Tranquillissimi!
  «Ora sedete in posizione facile e sollevate le braccia a sessanta gradi con i pugni stretti portando la concentrazione al terzo occhio e di nuovo respiro di fuoco».
BATMAN: Gli fa. Indubbiamente gli fa.
ALDOUS HUXLEY: E’ tutta una storia di porte della percezione. Non dovete preoccuparvi…
  «Gambe divaricate. Bravi, bene. Inspirate e, espirando, afferrate con entrambe le mani l’alluce sinistro, portando la fronte al ginocchio. Inspirate ritornando nella posizione di partenza e ripetete a destra.»
Fluttuo. Improvvisamente fluttuo. Sarà il sonno arretrato ma vi giuro c’ho tutto che mi gira. Tipo beatitudine. Sorrido come un fesso ed eseguo gli esercizi con sguardo da ebete. Davanti a me sgorgano immagini psichedeliche, cerchi di luce ed esseri alati.
LEON FESTINGER: Lo stiamo perdendo!
KARL MARX: Elia, un così bravo ragazzo, da sempre nemico degli oppressori. Ricordo ancora quando urlava «A morte il capitale!» ai cortei. Guardatelo adesso, cosa ne è rimasto? Sposato alla causa hippie. Un freakettone del cazzo.
  «Sedete con le gambe spalancate. Perfetto. Prendete gli alluci, inspirate e portate la fronte al pavimento, espirate e tornate alla posizione di partenza. Vi dirò io quando fermarvi. Sat nam».
  «Bravo Elia spingi!»
  «Non mi alzerò mai più Ganesh!»
  «Scendi scendi!»
  «Ma questo è il massimo!»
  «Pensa ai bambini che muoiono di fame, ai vecchi lasciati soli, ai barboni nelle strade, alla gente senz’acqua! Grazie alla tua aura energetica potrai salvarli tutti! Diventa un Super Sayan Elia! Crea il cerchio di luce e sconfiggi il male!»
  «Di nuovo in posizione facile», dice l’insegnante, «afferrate le caviglie e flettete avanti e indietro inspirando ed espirando. Benissimo. Ora sedetevi in posizione della roccia e ripetete l’esercizio precedente. Mi raccomando, concentrazione al terzo occhio».
  Io gli occhi mica li apro più. Qua è tutto un turbinio di sensazioni emozioni dormiveglia. C’ho tutto ‘no scombussolamento interiore e so pure cos’è la posizione della roccia. E senza che nessuno me l’abbia mai spiegata!
LEON FESTINGER: Presto presto! In ginocchio, muovete ‘sto corpo altrimenti si affloscia!
JIM MORRISON: Il joypad è andato!
BATMAN: Oh no! Fa tutto da solo!
CARL GUSTAV JUNG: Dove sono le batterie?
GRANDE PUFFO: Vanno ad energia solare! Ma qualcuno non era andato a prenderne altre? Siamo senza comandi, ripeto, senza comandi! Superstellino, vedi niente?
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Dagli abissi più profondi dell’anima ancora nulla!
MASTRO LINDO: Rischiamo che crolli tutto… dobbiamo trovare le batterie!
  «Rimanete in posizione della roccia e afferrate le spalle. Torcete il busto a sinistra e a destra. Ricordate la respirazione. Ora inspirando sollevate i gomiti fino a far toccare le braccia dietro la testa e, espirando, riportate le braccia parallele al pavimento».
Ohhhhhh
Ma certo
lo yoga
è proprio fico.
Io non ci capisco.
Più niente.
  Fluttuo.
  Mi perdo.
Concentrazione al terzo occhio.
                                                  Al terzo occhio.
                                                                           Al terzo
                                                O. C. C. H. I. O.
  «Mettete le dita nella stretta di venere…»
Io so tutto.
  «E sollevate le braccia oltre la testa. Bene. Espirando riportatele giù».
Ogni cosa.
  «Bravo Elia, bravo! Il potere è nelle tue mani! Con questa energia conquisteremo il mondo!», ride Ganesh, gli occhi di fuoco.
  «osɹǝʌıun,ןןǝp ǝɹ ןı», dice il Criceto.
  «Sedete in posizione facile con le mani appoggiate alle ginocchia. Sollevate ritmicamente con il respiro le spalle verso l’alto con un forte movimento di spingi e tira, una spalla sale mentre l’altra scende. Ancora, ancora… okay. Adesso inspirando sollevate entrambe le spalle e espirando riabassatele.»
  Cavalli alati ronzano attorno a me e al centro di tutto, nel buio più assoluto, vedo una luce in lontananza.
  Forte
  Intensa
  Grande.
Si avvicina.
Mi cerca.
Quasi mi ingloba.
KARL MARX: Sta cedendo alla superstizione! Adesso comincerà a credere nella magia! Domani nei folletti e dopodomani in Dio!
GRANDE PUFFO: Le batterie del joypad! Qui crolla tutto!
SIGMUND FREUD: Guardate! Una voragine si è aperta nel muro!
BATMAN: Oh. Non è che un infarto?
MASTRO LINDO: Macché un infarto. Questo è altro amico mio! E viene dal basso!
INDIANA JONES: Non vorrai dire che...
PIERO ANGELA: Sta risvegliando…
  «Prendete un bel respiro e ruotate la testa a sinistra. Espirando giratela a destra. Procedete per un minuto e cambiate il movimento: inspirate a destra ed espirate a sinistra. Adesso inspirate profondamente al centro, concentratevi al terzo occhio e lentamente espirate.»
  Ad ogni rotazione lascio il mio sguardo più in là, come se la percezione stessa faticasse a seguire il movimento. Un millimetro prima di quel che dovrebbe essere. Poi mi fermo, concentrandomi al centro della fronte, il cerchio di luce sempre più grande, eterno.
Non sento più dolore.
Stanchezza.
Sonno.
Milza.
Cuore.
Cuore.
Cuore.
Il cuore pulsa
Tu tum tu tum
Espiro.
  «Assumete la posizione della rana: accovacciatevi sollevando i talloni e portate le mani a terra tra le ginocchia».
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Il varco si sta aprendo! Già vedo le vene e il sangue! Guardate! Un neurone!
BATMAN: Allora non sono morti tutti.
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Il neurone è vivo! Lunga vita al neurone!
GRANDE PUFFO: Non distrarti! Dobbiamo riprendere possesso del corpo! Guarda giù Superstellino!
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Oh no!
NEURONE: Vengo in pace. Voglio portarvi i saluti di…
PIERO ANGELA: Uccidete il neurone presto!
MASTRO LINDO (sfoderando lo spray che tutto distrugge): L’ultimo della sua specie!
SIGMUND FREUD: Lo sentite anche voi?
  «Mantenete la schiena e la testa dritte. Inspirando sollevatevi verso l’alto ed espirando ritornate giù. Ripetete questo movimento cinquantaquattro volte.»
Cinquantaquattro.
Potrei farne mille.
  Sorrido mentre il cerchio di luce mi assimila.
Né suoni
Né odori.
  «Ora sdraiatevi sul dorso e rilassatevi profondamente».
Un burp dalla mia pancia.
  Occhi chiusi.
  Va tutto bene.
La mente galoppa.
PIERO ANGELA: Dal basso. Guardate… è la fine.
NEURONE: Ohhh. Padrona & Signora del corpo di Elia e di tutto l’universo. Benvenuta, questa è la sala comandi. È qui che, prima di essere spodestati da queste infime creature, governavamo il Mangiaboschi. Ora tutto questo è suo, mia Regina…
KUNDALINI: Elia mi ha risvegliato! Da decenni dormo in questo corpo! Un corpo sfatto, pieno di sostanze cancerogene! Un corpo distrutto dal tabacco e dalle droghe! Io, Principessa dei Mondi, dico che da oggi il nostro Elia diventerà un ragazzo attento, sempre pronto e che la sua coscienza si espanderà fino all’eternità, per raggiungere il Dio che è in ogni uomo!
BATMAN: Cazzo ma è un serpente.
GRANDE PUFFO: Zitto coglione, siamo nella merda.
KUNDALINI: Ripulirò Elia da tutto lo schifo che gli avete fatto ingurgitare! Niente più cibo spazzatura! Basta sigarette! No agli alcolici e alle notti brave! Corsa tutte le mattine! Yoga! Anzi, dirò di più… lo iscriverò a nuoto!
SIGMUND FREUD: No, a nuoto no!
KUNDALINI: Ma soprattutto… mai più merendine! Diventerà un mistico con un fisico perfetto… un santo!
  «Salutiamoci adesso, mettiamoci in cerchio e cantiamo La canzone del sole…»
Non voglio muovermi. Mi piace questa luce che mi circonda. Rimarrei sdraiato così, per sempre. Anzi, ho proprio voglia di… come dire, cambiare vita sì. Basta Playstation, basta sbevazzare con gli amici. Cioè, a me va una bella corsetta sulla ciclabile… e poi, perché no, vado pure a pilates. Facendo l’Om ovviamente, per la mia energia interiore.
  «Elia, ma che vai pensando?»
  «Oh sì Ganesh, ho voglia di questo adesso.»
  «Macché. Abbiamo preparato la sigaretta per il dopoyoga… e Simone per tirarti su di morale ha rollato pure una canna. Solo per te, però non glielo dire che lo sai eh… in fondo è un vero amico dai»,
  «Credo che smetterò. Vedi, con lo yoga ottengo gli stessi risultati… e poi fa male ai polmoni e io voglio polmoni sani e robusti…»
KUNDALINI: Elia è mio! Già avverto il suo cambiamento! L’esperienza cosmica fluttua in lui!
GANESH (entrando in scena): Che succede qui?
KUNDALINI: Ganesh, anche tu? Cos’hai da spartire con questi scansafatiche? Sei un dio…! Stanno distruggendo il corpo e tu li lasci fare?
GANESH: Beh, ma è il nostro corpo. E poi a Elia piace. Non ha mica bisogno di cambiare…
KUNDALINI: Soffre di un precoce disturbo paranoico, lo sappiamo tutti, non è vero dottor Jung?
CARL GUSTAV JUNG: Sì ma… non credo dipenda dal suo stile di vita.
KUNDALINI: Non dorme! Si droga!
GANESH: E’ fatto così. Cioè, insomma, siamo fatti così.
PIERO ANGELA: Però ‘sta battuta potevi farla fare a me.
LA MOSCA: Ehi ragazzi sono tornato! Ho comprato le batterie, sempre al discount eh… poi non venitemi a dire che non faccio mai niente…
KUNDALINI: E quello cos’è?
PIERO ANGELA: Una mosca.
KUNDALINI: No, quel… quel coso…
KARL MARX: Quello? Quello è il joypad. Il grande joypad. Ci comandiamo il ragazzo.
LA MOSCA: Ecco fatto. Messe. Vedi? Ora tocca a me manovrarlo… è divertente. Con X apri le bottiglie, con O fai i pensieri profondi e con questo…
KUNDALINI: Posso provare? Cinque minuti e basta. Prometto. Mi sdraio là okay, su quel divano. Quello comparso or ora…
  Dopo il saluto mi alzo e sorrido a tutti. «Sat nam», dico, «Sat nam».
  «Beh? Che ne pensi?», mi chiede Simone.
  «Fantastico».
  «Cannetta a casa?»
  «…»
IL CRICETO: Eddai, ma che ti costa?
GRANDE PUFFO: Ma poi scusa, ‘na biretta non la vuoi pure tu?
KUNDALINI: Ma io… non ho mai bevuto…
GRANDE PUFFO: C’è sempre una prima volta. Superstellino, porta una doppio malto alla signora dai…
KUNDALINI: Non mi farà male?
MASTRO LINDO: Guarda noi, ti sembriamo messi male?
KUNDALINI: Va bene. Solo un sorsetto però eh…
BATMAN: Sì sì, solo uno. Poi andiamo d’amaro.
  La luce energetica improvvisamente sfuma via e una sottile paranoia mi assale di nuovo, come se la lampadina si fosse fulminata.
  «Aho», faccio a Simone, «però ‘sto yoga eh…»
  «Ti fa…»
  «Cazzo se ti fa… grazie amico mio, ho avuto tipo un’illuminazione. Una cosa mistica credo. Secondo me s’è risvegliata la Kundalini… M’è pure venuto sonno… ma torniamo a casa sì? Cioè, c’ho ‘na paranoia. M’è risalita tutta su improvvisamente. Piccola eh. Però le sento, stanno tornando pure le altre. Evabbè, siamo fatti così, come direbbe Piero Angela. Ci facciamo pure ‘na partitina. Comunque. Il gas dico, l’avremo chiuso prima di uscire?»

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